Da 50 anni rivolti al futuro


Festival della cooperazione
14 – 15 – 16 ottobre
Bologna

Da cinquant’anni l’associazione umanitaria CEFA semina nei paesi più poveri del pianeta germi di sviluppo per l’autosufficienza alimentare ed una maggiore giustizia trai popoli. La Fondazione che porta il nome del suo fondatore è impegnata a sostenere questi progetti e far sì che i loro risultati durino nel tempo, moltiplicando a macchia d’olio i loro effetti benefici.

Giovanni Bersani disegnatore di innovativi modelli di sviluppo

Non vi è dubbio che la nascita del CEFA, 50 anni fa, fu accompagnata da una forte e profonda spinta motivazionale che apparteneva in modo specifico al suo fondatore e che, condivisa da coloro che fecero il CEFA negli anni successivi, rappresenta la peculiarità e la ricchezza di questa ONG. La spinta ideale e l’attenzione alla concretezza, caratteristiche che spesso non convivono nella stessa personalità in quanto si limitano a vicenda, trovavano in Giovanni Bersani una strana sintonia, nel senso che l’una rafforzava in qualche modo l’altra, disegnando innovativi modelli di sviluppo. Fu centrale nel pensiero e nell’azione di Bersani la sua ispirazione cristiana, declinata nell’idea di un umanesimo integrale, di cui l’enciclica sociale Populorum Progressio, di Paolo VI, indicava in quegli anni le caratteristiche e la necessità. Sviluppo di tutto l’uomo e di tutti gli uomini. Ogni persona è depositaria di una intrinseca dignità che la rende la migliore risorsa a se stessa e per gli altri, in un progetto che non è solo crescita economica, bensì armonico sviluppo sul piano culturale, politico, etico, nella giustizia sociale e nella organizzazione democratica della società. La solidarietà internazionale diventa così il dovere del CEFA, a cui rispondere in modo efficace e intelligente con progetti di sviluppo rurale integrato che nascano dal basso e che si articolino in una autentica co-operazione: lavorare insieme nel coinvolgimento reciproco e nella corresponsabilità. In tale ottica non vi era posto dunque per interventi di tipo assistenzialistico appiattiti sul semplice dare; i progetti del Cefa videro da subito l’invio di volontari capaci di dialogare con le persone del posto in un cammino di responsabilità e di formazione verso la piena auto sostenibilità delle azioni intraprese. Era edificante vedere la sincera passione con cui Bersani si confrontava con la gente, con le comunità di base, mosso da vera curiosità a conoscere e da singolare rispetto. Guardava avanti con chiara visione delle fasi successive di uno sviluppo che non avrebbe mai raggiunto la sua ultima spiaggia, ma che si coniugava via via con sempre maggiori responsabilità verso una società più giusta, democraticamente organizzata, nella quale non solo non fosse calpestata la dignità di qualcuno, ma nella quale questa fosse sempre più potenziata per una umanità sempre più degna di questo nome.

Francesco Tosi