Galleria di immagini significative in occasione dei 50 anni del CEFA

Foto n.1. Realizzazione della linea elettrica alimentata da centrale idroelettrica in Tanzania, a Ikondo, nel distretto di Njombe: energia pulita e rinnovabile per favorire lo sviluppo di un’area rurale marginale di grande povertà, che grazie al progetto di sviluppo integrale del CEFA ha migliorato le condizioni socio-sanitarie del villaggio, combattuto la denutrizione, ha aumentato il reddito agricolo delle famiglie, favorito lo sviluppo di attività artigianali, diffuso scuole per l’infanzia ed elevato il livello della scuola primaria.

Foto n.2. Volontari italiani insieme a protagonisti locali del progetto di Kiirua, nel Meru, in Kenya: un acquedotto che per caduta naturale dell’acqua, captata sul monte Kenya, ha portato questo bene prezioso ad una vasta popolazione di 14 villaggi diversi. Progetto di grande valore, che oggi cammina totalmente con le proprie gambe. Esempio importante della possibilità concreta di auto sostenibilità della popolazione locale, progetto giunto oggi al suo 25° anno di vita.

Foto n.3. Bologna, 25 ottobre 2010: il fondatore del CEFA Giovanni Bersani riceve dalla Università di Bologna la laurea Ad Honorem in Scienze e Tecnologie Agrarie per l’impegno e i risultati raggiunti in progetti di sviluppo rurale partendo dalla agricoltura e raggiungendo l’autosufficienza alimentare come condizione per uno sviluppo integrale della persona nella libertà.

Foto n.4. Tanzania: progetto idroelettrico di Matembwe, nella regione di Iringa. La disponibilità di energia elettrica da fonte rinnovabile, ha consentito un notevole miglioramento dell’habitat, favorito lo sviluppo di attività di falegnameria, pompa per l’acquedotto, il funzionamento di un allevamento avicolo con mangimificio, ha migliorato le condizioni igienico-sanitarie della zona ed il reddito delle famiglie. Tutto questo ha fermato il fenomeno di abbandono del villaggio rurale per andare in città. Piena autosufficienza alimentare.

Foto n.5. Giovanni Bersani ed il volontario CEFA Alberto Fait con autorità locali di Merti, villaggio nel nord del Kenya, in zona totalmente arida, in una fase del progetto idrico-agricolo, per consentire forme compatibili di agricoltura a sostegno delle famiglie locali.

Foto n.6. Bambina che attinge acqua dal pozzo azionando la pompa manuale, realizzato da CEFA in zona semiarida. Esempio di tecnologia sostenibile con manutenzione semplice.

Da 50 anni rivolti al futuro


Festival della cooperazione
14 – 15 – 16 ottobre
Bologna

Da cinquant’anni l’associazione umanitaria CEFA semina nei paesi più poveri del pianeta germi di sviluppo per l’autosufficienza alimentare ed una maggiore giustizia trai popoli. La Fondazione che porta il nome del suo fondatore è impegnata a sostenere questi progetti e far sì che i loro risultati durino nel tempo, moltiplicando a macchia d’olio i loro effetti benefici.

Giovanni Bersani disegnatore di innovativi modelli di sviluppo

Non vi è dubbio che la nascita del CEFA, 50 anni fa, fu accompagnata da una forte e profonda spinta motivazionale che apparteneva in modo specifico al suo fondatore e che, condivisa da coloro che fecero il CEFA negli anni successivi, rappresenta la peculiarità e la ricchezza di questa ONG. La spinta ideale e l’attenzione alla concretezza, caratteristiche che spesso non convivono nella stessa personalità in quanto si limitano a vicenda, trovavano in Giovanni Bersani una strana sintonia, nel senso che l’una rafforzava in qualche modo l’altra, disegnando innovativi modelli di sviluppo. Fu centrale nel pensiero e nell’azione di Bersani la sua ispirazione cristiana, declinata nell’idea di un umanesimo integrale, di cui l’enciclica sociale Populorum Progressio, di Paolo VI, indicava in quegli anni le caratteristiche e la necessità. Sviluppo di tutto l’uomo e di tutti gli uomini. Ogni persona è depositaria di una intrinseca dignità che la rende la migliore risorsa a se stessa e per gli altri, in un progetto che non è solo crescita economica, bensì armonico sviluppo sul piano culturale, politico, etico, nella giustizia sociale e nella organizzazione democratica della società. La solidarietà internazionale diventa così il dovere del CEFA, a cui rispondere in modo efficace e intelligente con progetti di sviluppo rurale integrato che nascano dal basso e che si articolino in una autentica co-operazione: lavorare insieme nel coinvolgimento reciproco e nella corresponsabilità. In tale ottica non vi era posto dunque per interventi di tipo assistenzialistico appiattiti sul semplice dare; i progetti del Cefa videro da subito l’invio di volontari capaci di dialogare con le persone del posto in un cammino di responsabilità e di formazione verso la piena auto sostenibilità delle azioni intraprese. Era edificante vedere la sincera passione con cui Bersani si confrontava con la gente, con le comunità di base, mosso da vera curiosità a conoscere e da singolare rispetto. Guardava avanti con chiara visione delle fasi successive di uno sviluppo che non avrebbe mai raggiunto la sua ultima spiaggia, ma che si coniugava via via con sempre maggiori responsabilità verso una società più giusta, democraticamente organizzata, nella quale non solo non fosse calpestata la dignità di qualcuno, ma nella quale questa fosse sempre più potenziata per una umanità sempre più degna di questo nome.

Francesco Tosi

Introduzione del Presidente Francesco Tosi al Convegno del 18 maggio 2022

Nel solco del pensiero di Giovanni Bersani

Buongiorno a tutti e benvenuti a questo convegno che abbiamo voluto per dare evidenza a un lavoro fatto con lo studio e la ricerca nel solco del pensiero di Giovanni Bersani, come dice bene il bel titolo che abbiamo scelto. Ringrazio davvero tutti coloro che hanno collaborato a diverso titolo; in modo particolare ringrazio gli ospiti e relatori che prenderanno la parola dopo di me. Ringrazio vivamente la Fondazione Carisbo che con prontezza accettò di finanziare il progetto di cui oggi diamo conto, dimostrando in questo modo di comprendere e condividere il valore della eredità del pensiero e dell’opera di Giovanni Bersani, valore che spetta a noi ora di tenere vivo, approfondire e diffondere. Grazie al dott. Ravaglia per l’ospitalità nella sede di Coonfcooperative e in particolare in questa sala intitolata al nostro fondatore.

Mi sia consentito dare un particolare saluto, particolare per l’affetto che esso contiene e per l’importanza dei suoi destinatari. Questa è la prima uscita pubblica della Fondazione Bersani senza la presenza fisica di colui che ne fu presidente per più mandati e che tanto ha fatto per essa: il caro amico ing. Gianpietro Monfardini. È con sincero affetto che saluto la moglie Franca e le figlie, che ringrazio per essere con noi oggi. Grazie per tutto quello che il Vostro caro Gianpiero ha fatto per il CEFA e per la Fondazione Bersani; grazie per la condivisione che Voi avete sempre riservato e con sincera convinzione a questa Sua dedizione che ovviamente sottraeva tempo alla famiglia. Tra l’altro, devo dire che ho provato un momento di commozione quando, nel comunicare alla signora Franca Monfardini la data del convegno invitandola ad essere presente, Lei mi disse che proprio oggi, 18 maggio, ricorre l’anniversario del loro matrimonio. Un motivo in più dunque per essere vicini alla cara famiglia Monfardini.

È così che abbiamo voluto dedicare questo convegno alla memoria di Gianpietro, anche perché il progetto che giunge al suo ultimo step oggi con questa presentazione dei suoi esiti è stato fortemente voluto, ideato e avviato nella sua realizzazione proprio da Monfardini. Nel suo impegno di presidente della Fondazione Bersani, Gianpietro ha sempre avuto chiarissima la ragion d’essere della Fondazione e la sua mission. Egli sapeva che la nostra Fondazione ha lo scopo prioritario di tener vivo e far proseguire concretamente, sottolineo concretamente, il pensiero e l’opera di Giovanni Bersani, soprattutto nel campo della solidarietà internazionale e cooperativistica. Personalmente ho conosciuto Bersani nel lontano 1979, quando contattai il CEFA, fondato da poco, per candidarmi ad un servizio di volontariato internazionale in Africa assieme a mia moglie. Da allora ho sempre collaborato con lui, all’interno del CEFA fino, si può dire, alla sua morte. Tutti quelli che hanno conosciuto Bersani sanno che Egli può essere definito un idealista, tanto era avanzata la visione e l’orizzonte che guidava le sue azioni e i suoi progetti. Tale aspetto, tuttavia, si univa, come sempre nei grandi uomini, ad una urgenza della sua realizzazione, una sorta di concretezza consistente nell’indicare dei modelli pratici e nel fare di tutto per realizzarli. Sono stato testimone di questa sua caratteristica in Africa e negli altri paesi in cui il CEFA opera; allo stesso modo la sua attenzione era rivolta qui in Italia al mondo agricolo, cooperativo e dei giovani. Bersani ha sempre avuto chiarissima l’idea che anche nella cooperazione internazionale allo sviluppo si dovesse partire assolutamente dalla agricoltura e cioè dall’obbiettivo prioritario e assoluto della autosufficienza alimentare, come condizione di possibilità per poter intravvedere la sostenibilità di altre componenti dello sviluppo integrale dell’uomo, come la dimensione sociale, etica, culturale, sanitaria, tecnica e politica. L’agricoltura come elemento primario, che consente peraltro l’applicazione di un altro grande principio delle eredità di Bersani: il mondo rurale consente e richiede dei modelli di cooperazione, di crescita e di organizzazione dal basso, di forme di strutture solidaristiche e di mutualità.

Gianpietro Monfardini, conoscitore di questa impostazione, ha proposto con passione alla Fondazione Carisbo e all’Università questo studio per verificare se concretamente, oggi e qui, ci fosse la possibilità di creare e condurre per dei giovani imprese economicamente sostenibili nel campo agricolo e zootecnico. Particolare interesse infatti deve suscitare ad esempio lo studio che fra poco sentiremo illustrare, dal titolo “Modello di valutazione per la sostenibilità economica di stalla in zona di montagna in filiera Parmigiano Reggiano”.

Tra l’altro, non possiamo non sottolineare che nelle particolari difficoltà del tempo presente, l’importanza assoluta dell’agricoltura è tornata in primo piano, anche con scenari tutt’altro che rassicuranti e ciò che prima era dato irresponsabilmente per scontato ora appare in tutta la sua problematicità, mi riferisco alla autosufficienza alimentare del pianeta.

Grazie dunque a Gianpietro per aver voluto questo progetto, grazie a Confcooperative, all’Università di Bologna e a coloro che lo hanno realizzato. Un ringraziamento speciale al dott. Piero Cavrini, direttore del CICA, che ha assecondato e coadiuvato Monfardini in questo lavoro con passione e competenza.

FrancescoTosi

Presidente Fondazione Giovanni Bersani