Sul piano economico, la sua scelta per la forma cooperativa d’impresa va fatta risalire sempre al suo obiettivo di fondo appena richiamato, ossia la dignità della persona. La cooperativa, infatti, non permette solo di creare lavoro in contesti dove il capitalismo non ha convenienza a farlo, ma promuove il protagonismo delle classi basse, a partire da quelle contadine. Va ricordato che quando Bersani si adoperò, come è ben descritto nei capitoli 3 e 4 del volume, a fondare e sostenere cooperative, poco meno della forza lavoro dell’Emilia-Romagna era impiegata in agricoltura e molti di questi contadini erano braccianti senza terra o mezzadri e piccoli proprietari dalla vita grama. Permettere loro di lavorare su terre possedute collettivamente e promuovere la lavorazione in proprio dei loro prodotti, che generò il potente sistema agro-industriale cooperativo della regione, fu un salto di qualità che non era prevedibile senza la costanza, l’influenza politica e la disponibilità ad assumersi rischi di una personalità come Bersani. Molti furono e sono i validi collaboratori di queste imprese, ma la visione d’insieme e la messa a sistema del modello cooperativo promosso dal mondo cattolico a partire dalla ricostruzione sono sicuramente dovute a Bersani. Senza personalità come la sua, capaci di trascendere sempre la singola realizzazione concreta per trovare nuovi agganci, nuove opportunità di allargamento e rafforzamento del sistema, non ci sarebbe sviluppo cumulativo e l’isolamento delle singole iniziative ne decreterebbe la marginalità.
Infine, una riflessione sulla sua azione di costruzione associativa. Come sopra si diceva, Bersani è stato uno dei più esemplari rappresentanti della forza di una società civile organizzata, che si regge su libere associazioni finalizzate a sostenere culturalmente e con le opere gli obiettivi che esse si prefiggono. L’impegno di Bersani prima nelle ACLI e nelle organizzazioni cooperative, poi nel MCL (si veda il capitolo 7) e nelle ONG da lui promosse, come pure in altre organizzazioni non direttamente a lui riconducibili a cui lui prestava supporto, aveva sempre il lavoro al centro. Anche questo è un insegnamento molto forte, che proviene dall’ispirazione cattolica, esplicitata già a partire da San Benedetto col suo Ora et labora. Bersani ha praticato questo impegno in una modalità che deve essere di forte richiamo per le nuove generazioni: quando e dove il lavoro non c’è o è un cattivo lavoro, occorre creare lavoro e lavoro dignitoso. Chi avrebbe mai scommesso che era possibile riscattare i poveri contadini dell’Emilia Romagna con il lavoro? Chi ancor oggi è disposto a credere che gli africani di aree semideserte possono creare attività economiche capaci di riscattare i loro territori, come hanno dimostrato il CEFA o PACE ADESSO (si vedano i capitoli 8 e 9)? Ma tutto ciò non si può fare individualmente o attingendo a capitali che chiedono una remunerazione monetaria per attivarsi. Questo riscatto dalla povertà deve essere innanzitutto voluto da un gruppo di persone riunite in associazione, che attivano cooperative o altre forme imprenditoriali per raggiungere specifici obiettivi pratici. L’associazionismo è cruciale per attivare “motivazioni intrinseche” attraverso il volontariato, per tenere insieme diverse linee di intervento e per assicurare alle opere un’ispirazione ideale, necessaria ad evitare di lasciarsi distrarre dalle difficoltà quotidiane o di lasciarsi assorbire da logiche di profitto o di potere.
Per concludere, il messaggio forse più importante che viene offerto alle nuove generazioni dall’attività politica e sociale di Giovanni Bersani è il seguente: se si vuole incidere sulla trasformazione della società nel senso di maggiore giustizia e solidarietà, occorre dimostrare di vivere questi due valori nella pratica delle opere che si intraprendono. Occorre, cioè, lavorare con gli altri, costruire reti di fiducia e di amicizia, non perdere occasione per far interagire tutti gli strumenti a disposizione al fine di realizzare lo scopo comune, tenere sempre alto lo sguardo verso l’ideale.
Ecco perché Giovanni Bersani è sempre stato attento a non perdere la sua fede cristiana. Non essendo affatto facile agire come sopra si è indicato, ha sempre pensato che la fede cristiana desse a lui e ai suoi collaboratori un ancoraggio in più, una motivazione più limpida, una forza in più, per evitare di perdere la bussola nell’accidentato cammino della vita.